Ritorno alle radici: cultura e salute dalle piante selvatiche
Descrizione
L’interesse per le piante selvatiche trova un terreno fertile nella diffusa sensibilità che si è andata consolidando in questi ultimi decenni nei confronti della Natura, soprattutto attraverso la riscoperta e la diffusione della fitoalimurgia e della fitoterapia. Questo interesse è in crescente espansione e coinvolge persone di diversa età, preparazione culturale ed estrazione sociale.
Esistono altri fattori che contribuiscono a giustificare questo fenomeno, primo fra tutti la diffusa sensibilizzazione dell’opinione pubblica per tutto quello che riguarda la cucina e l’alimentazione. Per molte persone questa tendenza rappresenta un mercato redditizio, per altre sono l’espressione di una moda o di una necessità dietetica oppure il motore di una nuova presa di coscienza, di una scelta di carattere etico-ambientale.
Dobbiamo considerare la nutrizione non come un semplice rifornimento di calorie (paragonabile a un pieno di benzina), ma come una scelta di qualità, un atto consapevole finalizzato al mantenimento della salute del corpo e del pianeta, privilegiando produzioni a basso impatto ambientale. Una dieta sbilanciata, spesso ipercalorica, caratterizzata da un ridotto apporto di frutta e verdura e da un consumo eccessivo di proteine e grassi animali, accompagnata da uno stile di vita sedentario, è responsabile di varie patologie.
Attraverso un'alimentazione bilanciata, dove ampio spazio è dedicato al consumo di cibi provenienti da coltivazioni biologiche, soprattutto verdure e frutta (ricche di polifenoli, flavonoidi, caratenoidi, isotiocianati, tannini, acidi grassi essenziali, vitamine, ecc.), cereali, legumi, farine integrali (ricche di fibre) e di preparati fitoterapici, è possibile assimilare sostanze nutritive e principi attivi capaci di influenzare i meccanismi biochimici che presiedono al metabolismo energetico e ai processi di riparazione e rigenerazione cellulare (fondamentali per contrastare tumori e invecchiamento).
In questi termini il cibo non rappresenta solo una fonte di calorie, ma anche e soprattutto, un grande serbatoio di informazioni molecolari.
L’impiego delle piante selvatiche presenta numerosi vantaggi, tra cui:
- Una facile reperibilità, uno stretto legame con le tradizioni culinarie locali e un elevato valore nutrizionale. Per quanto riguarda la loro raccolta esiste un vero e proprio calendario calibrato in base ai ritmi della natura che generalmente prende avvio a febbraio e si protrae fino all’inizio dell’estate (condizioni climatiche permettendo); sono fattori essenziali anche la stagionalità e la scelta di un ambiente pulito, lontano dalle strade trafficate e dai campi trattati con prodotti chimici.
- Distribuzione geografica costante; facile riconoscimento (attenzione alle piante velenose!) e reperibilità; risparmio energetico. Da Plinio una regola di sostenibilità più attuale che mai: “Tra i prodotti dell’orto piacciono soprattutto le verdure che non richiedono cottura e fanno quindi risparmiare legna, poiché sono un cibo sempre pronto”.
- Stagionalità (una sana ciclicità degli alimenti), freschezza e genuinità (la raccolta delle piante deve avvenire in terreni esenti da fonti di inquinamento).
- Apporto calorico ridotto.
- Incremento di fibre naturali (equilibrio e nutrimento del microbioma).
- Alto valore nutrizionale per la presenza di fitocomposti, tra cui vitamine, oligoelementi, enzimi, clorofilla; senza dimenticare le bacche e dei frutti selvatici: olivello spinoso, rosa canina, corniolo, more di rovo, ciliegie selvatiche, fragole di bosco, frutti di gelso, ecc. Non a caso, oggi si parla di “alimenti funzionali” che trovano una loro specifica collocazione nell'ambito della nutraceutica (il nome nasce dalla contrazione dei termini “nutrizione” e “farmaceutica”): una nuova disciplina che studia i principi attivi (metaboliti secondari di oligoelementi, sostanze minerali, ecc.) contenuti negli alimenti, alla luce di specifiche funzioni sia nutritive sia farmacologiche. Un'altra materia di grande interesse è la “nutrigenomica” che, muovendo i suo passi dalla epigenetica (scienza che studia le influenze dell'ambiente sul DNA), indaga sul ruolo dell'alimentazione nei meccanismi di espressione genica, cioè sul modo in cui le informazioni contenute nel patrimonio genetico partecipano al mantenimento (salute) o al deterioramento (malattia) del nostro“terreno biologico.
- Azione depurativa e disintossicante (drenaggio delle tossine) di molte piante officinali (tarassaco, carciofo, cicoria. ecc.), consumate cotte o crude.
- Legame con le tradizioni alimentari locali, recupero e conservazione delle tradizioni erboristiche popolari, contadine e di cultura gastronomica tradizionale. Nella Dieta Mediterranea (alimentazione tradita ormai da un italiano su due), patrimonio della umanità dell’Unesco, il suo ideatore Ancel Keys valorizzò anche la presenza di oltre cento piante officinali da utilizzare a tavola.
- Incremento della biodiversità alimentare, incentivando, ad esempio il consumo della frutta secca (nocciole-mandorle-noci-pinoli) e delle numerose piante non più coltivate dimenticate spesso per logiche commerciali.
- Rivalutazione delle piante aromatiche: timo, rosmarino, salvia, santoreggia, alloro, agli selvatici, issopo, ginepro, menta, finocchio, ecc.
- Le piante selvatiche sono considerate dei ricettacoli delle forze cosmiche, agendo come antenne che captano le energie dell'universo. Questo concetto è alla base delle segnature planetarie nell'alchimia vegetale (spagiria).
- Utilizzo alimentare dei fiori: floriterapia alimentare e vibrazionale.
- Adottare comportamenti eco-sostenibili, favorire un contatto più profondo con la natura e sviluppare una maggiore consapevolezza del ruolo svolto dal mondo vegetale nella conservazione e nell'equilibrio degli ecosistemi.
Caratteristiche dell'evento
- Inizio evento
- Sabato 5 Ottobre h 15:30
- Fine evento
- Sabato 5 Ottobre h 16:30
- Costo per persona
- Evento gratuito
- Luogo
- Sala Incisori
-
Dove
Sala Incisori
La Sala degli Incisori è situata al primo piano del Collegio Raffaello, si accede tramite lo scalone principale oppure tramite l'ascensore situato sul lato est del cortile interno.
[Visualizza mappa] [Ottieni indicazioni] -
Con Chi
Maurizio Di Massimo
Erborista specializzato in indirizzo spagirico e ayurvedico. È iscritto all’Albo Professionale della Federazione Italiana Yoga e dell’Union Européenne de Yoga. Presso la Bihar School of Yoga (Munger, India) ha conseguito il diploma dell’International Yoga Fellowship Movement. È operatore Yoga e Ayurveda, diplomato presso l’Istituto Himalayano di Ricerche in Ayurveda.
Sandro Di Massimo
Biologo, etnobotanico, studioso di piante alimentari, medicinali e velenose. Ha pubblicato articoli di botanica sistematica su riviste specializzate. Parallelamente, da oltre vent’anni, pratica e studia lo Yoga alla luce delle moderne conoscenze scientifiche. Lavora presso il Centro Ricerche Floristiche